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Carciofo Violetto Toscano (Cynara scolymus)

Carciofo Violetto Toscano (Cynara scolymus)

€1.90Price

15 semi

Coltivazione: facile

Produzione semi: intermedio

Semina: da marzo a maggio

Diffusione GRATUITA per promuoverne la diffusione.

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  • Dettagli

    Carciofo Violetto Toscano (Cynara scolymus):  il carciofo Violetto della Val di Corni è una tra le cultivar più buone, prodotto tipico della zona costiera, in particolare del litorale livornese, coltivato in Val di Cornia e Venturina. Particolarmente utilizzato nella zona per la conservazione sott'olio. 

    Il Carciofo non ama il clima estremo, il freddo intenso può danneggiare la pianta, che  essendo perenne va  quindi messa a dimora in pieno sole, le piante vivono circa 10 anni, anche se dopo circa 5 anni è opportuno cambaire la dimora. A seguito della potatura, come descritto successivamente le piante si possono propagare ampliando la vostra carciofaia di anno in anno. Il Carciofo quando le temperature sono troppo alte o il clima si fa siccitoso va in dormienza, occorre quindi aumentare la disponibilità idrica se si vuole "risvegliare" la pianta per antipare la raccolta. Quando la pianta non è nella fase di dormienza è opportuno irrigare regolarmente.

  • Propagazione del Carciofo

    La semina (da febbraio a maggio). Come la gran parte delle piante anche il carciofo può essere seminato, il periodo ideale per farlo è tra febbraio e marzo in semenzaio protetto. Se vogliamo metterlo direttamente a dimora in campo invece deve esser seminato nell’orto ad aprile oppure a maggio (a seconda della zona climatica in cui si coltiva). Chi semina in semenzaio dovrà trapiantare la piantina di carciofo nel mese di maggio, al momento del trapianto si deve irrigare con abbondanza e continuare poi a bagnare regolarmente per le prime settimane.

     

    Riproduzione da polloni (marzo/aprile oppure settembre/ottobre). I polloni del carciofo, detti anche “carducci” sono quei germogli che vengono prelevati dalla base della pianta e che hanno un anno di vita. I carducci possono essere usati per ottenere nuove piante, propagando la coltivazione. Per farlo si tagliano i polloni con la loro porzione di radice, scegliendo quelli già sviluppati con almeno 4-5 foglie, lunghi 25/40 cm. Questa operazione si fa durante la primavera (tra marzo e aprile) oppure in autunno (tra settembre e ottobre).

     

    Potatura

    I lavori da fare si chiamano diccioccatura e scarducciatura del carciofo. Nell’anno successivo al trapianto incominciano a crescere nuovi germogli e steli alla base del cespo, per evitare di avere una quantità di fiori di piccole dimensioni occorre rimuovere i germogli in eccesso, tagliandoli con un coltello. I germogli da staccare si possono rimuovere prima che si aprano (ovuli) oppure quando hanno già formato qualche foglia (carducci).

    Ovuli e carducci possono essere utilizzati per creare nuovi impianti: la moltiplicazione trapiantando gli ovuli richiede meno irrigazione, ma se si usano i carducci la pianta si sviluppa più rapidamente. La diccioccatura si esegue andando anche fino a 4-5 cm sotto la superficie del terreno. La scarducciatura (rimozione degli ovuli) si esegue in autunno oppure in inverno, mentre i polloni si rimuovono con la diccioccatura, da fare in estate, quando le piante di carciofo sono ormai secche. 

    Fonte: https://www.ortodacoltivare.it/verdure/carciofi.html

  • Carciofo sott'olio della Val Cornia

    I violetti vengono lavati, sfogliati fino alle parti più tenere e messi a bagno con acqua, limone e alcuni pezzetti di pane per 2-3 ore. Successivamente vengono risciacquati e posti a bollire per 5 minuti in una pentola con due parti d'acqua e una di aceto di vino e poco sale; poi vengono scolati e disposti su di un panno a capo in giù per circa un ora, fino all'asciugatura; infine vengono deposti in vasetti di vetro con olio extravergine d'oliva, qualche rametto di nepitella e grani interi di pepe. Dopo circa due mesi dalla preparazione sono pronti da gustare o possono essere conservati ulteriormente. Hanno un colore variabile dal giallo paglierino al verde giallognolo; consistenza sempre morbida e sapore dolciastro con retrogusto amarognolo.
    Si consumano come antipasto o come contorno per la carne, abbinati al vino rosso.

    Fonte: http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/2007/03/21/LRAPO_LRA02.html

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